#expatimbruttito

Sono un mulo da soma ovvero il mio carico mentale non entrerebbe in un container

carico mentale
Written by Amiche di fuso

Qualche giorno fa, un’amica immigrata facebookiana ha condiviso un articolo/fumetto sul carico mentale delle donne. Prima che a qualche uomo (rarissime eccezioni) parta l’embolo: sono sicura che esistano uomini che hanno il carico mentale, ma lasciatemi generalizzare, perché, rega’, noi donne siamo la maggioranza di quelli che ci rimangono sotto.

Prima di leggere l’articolo sopraccitato l’avevo già sentito nominare, ma non avevo capito bene che: QUASI TUTTO quello che mi fa uscire dai gangheri quotidianamente quando il mio compagno non fa quello che ritengo necessario e mi pare pure lampante, sono cose COMUNISSIME a tutte le donne schiacciate da sto masso del carico mentale.

Tipo che, io mi alzo la mattina (dopo essermi svegliata tipo 3 volte ricordandomi di dovermi ricordare o di essermi scordata di fare qualcosa di impellente) con una lista più o meno esaustiva delle cose principali da fare, le quali comprendono: normale amministrazione della casa così che non cada in rovina, nutrire mia figlia e i cani così che non muoiano di inedia, annaffiare le piante e pagare le bollette. A queste cose di routine si aggiungono quelle da fare per il mio lavoro vero e proprio per il quale vengo pagata e che non posso rimandare a vita.
Infine arrivano quelle millemila cose che compaiono o che noto mentre faccio quelle sopraccitate. Tipo che vado a mettere qualcosa in lavastoviglie e mi accorgo che è ancora da svuotare o che apro la posta e vedo che mi hanno addebitato un pagamento sbagliato e quindi mi toccano 40 minuti attaccata al telefono…
E quindi, da quelle 4 o 5 cose impellenti che avevo in testa quando mi sono alzata, sono già giunta allo stato mentale del nonmipotròsederefinoachenonandiamoadormire.

Ogni passo che faccio in casa, noto qualcosa da fare/aggiustare/comprare/buttare. E quindi mi fermo e faccio/aggiusto/compro/butto.

Poi arriva lui. Va avanti e indietro in casa e non nota NIENTE. Potrebbe esserci stato un cataclisma, ma se lui è sulla via per andare a fare quello per cui si è alzato, non prende in carico nessuna nuova mansione che gli si para davanti.

Mi dice, cosa che ho scoperto essere comune a molti uomini, che io DEVO chiedere se ho bisogno.

Allora chiedo.

Ma forse intendono chiedere con un iter che prevede marche da bollo e raccomandata con ricevuta di ritorno, perché è più complicato fargli fare una faccenda che non avere un’udienza col Papa.
E poi mi dice che mi incazzo per niente perché lui non può leggermi nel pensiero.
Ha ragione, ma non credo che ci voglia telepatia a vedere (visto che sentire non sente) che la spazzatura ha bisogno di essere cambiata o che ai cani manca l’acqua… Per dirne due a caso.

E quindi faccio tutto io. E sono sfinita. E divento astiosa. E mi domando: ma non erano gli uomini italiani che non facevano una pippa in casa perché erano viziati dalle madri?!

Ma dall’articolo scopro di no, che quello di scaricare tutte le mansioni sulla donna è un male globale e quindi mi crogiolo nel mal comune mezzo gaudio, ma inizio ad avere anche un po’ di istinti omicidi.

A voi come è andata? Avete preso provvedimenti? Sono serviti?

Alessia, Louisiana

Alessia ha collaborato con Amiche di Fuso da luglio 2014 a gennaio 2020.

Trovate Alessia qui

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Amiche di fuso

Amiche di fuso è un progetto editoriale nato per dare voce alle storie di diverse donne, e non solo, alle prese con la vita all'estero. Vengono messi in luce gli aspetti pratici, reali ed emotivi che questa esperienza comporta e nei quali è facile identificarsi. I comuni denominatori sono la curiosità, l'amicizia e l'appoggio reciproco.

2 Comments

  • Gentile signora, lo dico per paradosso, ma non troppo: lei e’ anche fortunata. Il rischio per chi si fa carico del quotidiano e’ sentirsi dire dal compagno/a ovvero dal familiare: – Tu mi prevarichi, non mi lasci far nulla, ogni volta che faccio qualcosa mi rimproveri perche’ sbaglio.

  • Cara Alessia,
    sottoscrivo ogni lettera, virgola, sospiro.
    Dopo anni di convivenza posso dirti che:
    – i Non Vedenti in effetti non vedono, nel senso che disattivano il sistema di rilevazione problemi/cose da fare (a meno che non si tratti di graffi sull’auto o biglietti per la partita)
    – i Non Vedenti ciurlano nel manico: se per caso si accorgono che TU hai scovato qualcosa che va risolto/pulito/gestito, fingono di essere presi da un imprescindibile altro (chessò, cambiare le pile al telecomando) pur di non dover intervenire
    – i Non Vedenti vivono meglio, sono meno stressati, dormono come ghiri. Il mio compagno è capace di passare tre giorni in casa da solo con lavastoviglie piena (ha visto che è piena, ma non mette il detersivo e non schiaccia start), l’asciugatrice che ha concluso il programma e gira da 36 ore con l’antipiega (“ma non hai visto che ha finito due giorni fa?!?” “Eh ma girava, girava… ho pensato che fosse un bucato molto bagnato”), il frigo vuoto. E qui, la risposta cult: “non ho fatto la spesa perché non sapevo cosa volevi e ho pensato che preferissi ANDARE TU”. Amen.

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